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Intervista con Mino Cannito, Sindaco di Barletta
Cosimo Damiano Cannito è nato il 10 aprile 1951 a Barletta. Di professione è medico. Questo è il suo lavoro, è anche il suo modo di essere e di fare, ma la politica è la sua passione.
Cannito si laurea in medicina nel 1977 presso l’Università degli Studi di Napoli. Nel 1982 consegue la specializzazione, lavora nel reparto di Medicina dell’”Umberto I” di Barletta”, e viene eletto per la prima volta al consiglio comunale nel Partito Socialista Italiano.
Nel 1992, ad appena 40 anni, supera il concorso e diventa primario del Pronto Soccorso all’ospedale “Dimiccoli” di Barletta. Dal 2005 è docente della Facoltà di Infermieristica di Foggia. Insegna Patologia clinica presso il polo universitario di Barletta. Nel 2011 svolge le funzioni di direttore generale. Svolge attività di docenza anche presso l’Università della Terza età, l’Unitre di Barletta.
Mino, come tutti lo chiamano, alle elezioni amministrative del 10 giugno 2018 viene eletto sindaco di Barletta.
Sindaco Cannito, perché chiamano Barletta la “Città delle Disfida”?
Barletta è nota come Città della Disfida perché nel 1503, quando la nostra terra era dominata dai francesi e dagli spagnoli, in un’osteria nel borgo marinaro di Barletta, un capitano francese, Guy De La Motte, offese gli italiani definendoli vigliacchi e traditori. L’italiano Ettore Fieramosca lo sfidò allora in battaglia, 13 cavalieri italiani contro 13 francesi. Vinsero gli italiani!
Di professione Lei è medico. Perché è diventato sindaco?
Sì sono un medico e ho esercitato la professione per circa 40 anni, molti dei quali lavorando alle emergenze, a capo del pronto soccorso cittadino e del dipartimento di emergenza – urgenza dell’azienda sanitaria provinciale. La politica, però, è da sempre la mia passione. Sin da ragazzo sono stato un militante del Partito Socialista e ho più volte ricoperto il ruolo di consigliere comunale. Fare il sindaco è stato un forte desiderio, un gesto di riconoscenza e di amore per la mia città.
Quali sono le sfide più grandi nel suo lavoro quotidiano? Che cosa ha riuscito di cambiare nel comune fino adesso?
La sfida quotidiana è quella contro la burocrazia che causa ritardi nelle realizzazioni di opere importanti e arriva, a volte, a paralizzare l’attività amministrativa. Ciononostante, siamo riusciti a vincerla più di una volta questa sfida e a portare a compimento diverse opere strategiche per la città e ad avviarne altre ancora più importanti. Sono iniziati i lavori per la rimozione di due passaggi a livello che dividevano la città in due, congestionando il traffico, aumentando le emissioni in atmosfera di inquinanti. Rappresentavano anche un pericolo per i pedoni, ci sono stati molti incidenti anche mortali su quei binari! Abbiamo riaperto la scuola più antica della città, la “D’Azeglio” dopo averla messa in sicurezza, per evitare che con essa morisse un pezzo di storia della città e per offrire agli alunni spazi adeguati; sono stati appaltati i lavori di adeguamento funzionale dello stadio comunale, chiuso da diversi anni, che nel giro di un anno dovrebbero consentire di restituire l’impianto sportivo alla città e alla squadra di calcio che lo reclama più di tutti; sono previsti interventi sulla costa, su tutti l’interramento di un canale e di un collettore, che miglioreranno la qualità delle acque e la balneabilità del nostro mare, che lambisce una lunga e bella costa sabbiosa. Siamo riusciti a realizzare grandi eventi, come il Jova beach party, proprio sulla spiaggia e siamo candidati a diventare Capitale italiana della Cultura nel 2021; insieme ai nostri pescatori raccogliamo la plastica in mare e siamo molto impegnati nella politiche a tutela dell’ambiente. Ma quello che facciamo ogni giorno è importante, ascoltiamo le persone, i cittadini, cerchiamo di capirne i maggiori disagi e di mitigarli con l’intervento della politica.
Quali altre buone pratiche si sviluppano nel comune. Come li finanziate?
Quelle legate alla tutela ambientale innanzitutto, come accennavo. Prendiamo per esempio il monitoraggio dell’aria, affidato a centraline fisse e mobili; o il biomonitoraggio delle unghie dei bambini, per verificare l’eventuale presenza di metalli pesanti nell’organismo. Queste due pratiche sono realizzate grazie alla collaborazione fra istituzioni, fra il comune di Barletta, l’azienda sanitaria, l’Arpa Puglia, l’agenzia regionale che si occupa dell’ambiente e l’Isde, una associazione di medici attenti alla salute delle persone in relazione con lo stato di salute dell’ambiente in cui viviamo. E poi guardiamo all’Europa, perché è in Europa che siamo e dobbiamo essere e perché grazie all’Unione europea riusciamo a progettare e realizzare diverse opere e interventi che, col tempo, cambieranno la fisionomia della città in meglio, rendendola più moderna con standard decisamente migliori rispetto al passato.
Che città vorrebbe vedere alla fine del suo primo mandato?
Pulita e decorosa. Questa è una delle mie battaglie sin dal mio insediamento. In città, infatti, abbiamo collocato diverse telecamere “foto trappola” per incastrare gli incivili che abbandonano i rifiuti per strada senza fare la raccolta differenziata. Per loro sono previste multe molto salate. Una città che si possa definire accogliente in cui ci sia posto per tutti, lavoro per i più giovani, così da non doverla lasciare; occasioni di socialità per gli anziani, perché non soffrano la solitudine; vorrei che Barletta fosse una città capace di offrire occasioni!
Cosa ne pensa di una piattaforma unificata per i comuni europei e il suo principale obiettivo di rendere e mantenere i cittadini europei meglio informati su ciò che sta accadendo nell'Unione europea? Come possiamo essere utili a Lei e ai cittadini di Barletta?
Più le informazioni circolano e meglio è, una cosa esiste nella misura in cui se ne ha notizia, quindi ben venga, è una iniziativa pregevole!
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