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“Dobbiamo cominciare a pensare alla periferia come se fosse il centro, perché è qui che vive la gente.”
Di origini lituane, Massimiliano Fuksas nasce a Roma, dove consegue la laurea in Architettura presso l’Università “La Sapienza”. Dal 1994 al 1997 è membro della commissione urbanistica di Berlino e Salisburgo. Dal 1998 al 2000 è Direttore della “VII Mostra Internazionale di Architettura di Venezia”. Nel 1999 riceve il “Grand Prix National d'Architecture Française”. Nel 2006 diventa membro onorario del Royal Institute of British Architects – di Londra e viene nominato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. Nel 2010 viene insignito dell’onorificenza della “Légion d’ Honneur” dal Presidente della Repubblica Francese. Nel 2012 riceve il “Global Lithuanian Award 2012”. Il lavoro di Fuksas è rivolto allo studio dei problemi urbani nelle grandi aree metropolitane.
Lo studio Fuksas è uno dei più affermati studi internazionali di architettura nel mondo. Lo studio ha sviluppato un approccio innovativo attraverso una sorprendente varietà di lavori, che spaziano da interventi urbani ad aeroporti, da musei e luoghi per la cultura a spazi per la musica, da centri congressi a uffici, da progetti di interni a collezioni di design. Con sede a Roma, Parigi e Shenzhen, lo studio ha all'attivo oltre 600 progetti ed ha realizzato opere in Europa, Africa, America, Asia e Australia, ricevendo numerosi di riconoscimenti internazionali.
Per molti anni Lei ha dedicato la sua attenzione specialmente allo studio dei problemi urbani e in particolare alle periferie delle città. Nel tempo come sono cambiati, c'è differenza tra i problemi delle piccole e delle grandi città?
Parlando di città, l'unica cosa certa è che la città è dove abitano le persone. Da molti anni ormai continuo a ripetere che dobbiamo cominciare a pensare alla periferia come se fosse il centro, perché è qui che vive la gente. La misura è fondamentale perché chi risiede nella città è l'uomo. Le piccole città possono facilmente trovare un equilibrio con un lavoro di forte e grande infrastrutturazione. Le metropoli, nel mondo, vanno oltre qualunque possibilità di razionalizzazione. Ed è proprio su questo che bisognerà operare, non solo con grande coraggio, ma anche e soprattutto con molta attenzione agli abitanti.
Quali sono le tendenze nello sviluppo urbano?
La tendenza è semplice ed è una sola: Indirizzare la città in modo che non sia più a macchia d'olio o concentrica ma aumentando, dove si può, la densità e riducendo, di conseguenza, l'estensione delle periferie.
In Europa, abbiamo imparato a pensare ai nostri nuovi progetti in termini di sviluppo sostenibile o non siamo ancora abbastanza maturi per questo?
E' una vera urgenza. Siamo completamente in ritardo.
I suoi capolavori architettonici sono dispersi in tutto il mondo, quale però è il progetto di cui Lei è più orgoglioso?
Ce ne sono così tanti di progetti costruiti e non costruiti, che è difficile scegliere. Mi piace pensare che sarà il prossimo … sentire ancora, ogni volta, l’emozione degli inizi.
Su quali progetti europei sta attualmente lavorando?
Ci è stata comunicata pochi giorni fa la notizia della vincita del concorso per "Capo Grande Tower", una torre che si ergerà nel panorama costiero di Capodistria, in Slovenia. Si tratta di una struttura a doppia ellisse leggermente inclinata verso il mare che credo diverrà da subito «un nuovo elemento simbolico della città». Abbiamo da poco completato l’Euromed Center a Marsiglia, che rientra in un progetto pubblico denominato “Euroméditerranée”, e che si occupa di rinnovare alcune aree urbane della città. Tra i vari progetti in corso, invece, ricordo il complesso Is Molas Golf Resort in Sardegna, la Stazione Duomo della metropolitana di Napoli e la torre in costruzione per la Regione Piemonte, 205 mt in altezza, che rientra nel masterplan che abbiamo progettato per un ampio intervento di trasformazione urbana a Torino.
Qual' è la città più innovativa in Europa secondo Lei?
E' una città che non supera i 150.000 abitanti e che è completa di infrastrutture e di servizi per gli abitanti, perciò ancora in via di trasformazione. Potrei forse dire: Vienna, Berlino, Copenaghen.
Come vede il futuro delle città europee – piu smart, piu green o altro?
Ancora più umano e, in particolare, con maggiore attenzione verso le periferie e le classi disagiate.
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